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Anima, memoria e iPad

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Anni fa sono diventato ammiratore di un signore che, salito sul palco del Festival Mediterraneo della Laicità di Pescara, iniziava a parlare brillantemente come pochi dell’Anima e dell’iPad. Ci ho messo un po’ a capire che quel Maurizio Ferraris era ed è un Docente di Filosofia Teoretica dell’Università di Torino; ha insegnato anche Estetica. Ah sì!!?? Mi ricordo solo l’Estetica di Platone nella quale si parla di Tekné (poi Ars in latino) che è un’attività che ha come scopo quello di produrre oggetti che non si trovano in natura.

Avrà Ferraris iniziato da qua? Non lo so, ma so di certo che, in maniera brillante ed appassionante, ha trattenuto me ed altri non so quanto tempo per spiegarci che lo specchio della nostra anima è lo specchio dell’ascensore nel quale ci guardiamo negli occhi come mai durante il giorno, capendo solo in quel momento come stiamo quel giorno stesso. Ha pure affermato che ci possiamo specchiare anche in un iPad spento. Se poi lo accendiamo ecco che diventa uno degli strumenti di scrittura attraverso i quali ci siamo tramandati buona parte della storia dell’umanità. Un iPad, come un iPhone o qualunque smartphone, ha una tale memoria da poter inglobare quasi tutto della nostra vita.


Senza memoria, dicono, non esistiamo: ed in effetti provate a pensare a due arzilli malati di Alzheimer che decidono di sposarsi e che, se non fosse per il certificato di matrimonio prodotto, potrebbero vivere tranquillamente senza alcun impegno di relazione con l’altro per il resto della loro vita!
Senza memoria, insisteva Ferraris, si vive forse peggio, ma si vive lo stesso: provate a pensare di uscire di casa la mattina senza cellulare e tornare la sera dopo una giornata di lavoro. Il cellulare sarà strapieno di “chiamate perse”, memorizzate, per cui saprete di tutti coloro che hanno provato a parlare con voi: che angoscia! Ma se aveste solo il telefono fisso avrete vissuto nell’inconsapevolezza e quindi nella tranquillità: tanto se fossero venuti i ladri o se vostra moglie avesse improvvisamente partorito vi avrebbero rintracciato sicuramente!

Si può sostenere che l’iPad (e il telefonino, e le e-mail, e le chat, e i blog…) è diventato “il luogo” privilegiato dell’incontro con l’altro?
«Sì, – affermava l’ottimo Prof. Maurizio Ferraris – e non sono sicuro che sia necessariamente un fatto negativo. Dopotutto la tecnica è sempre servita a mediare tra gli uomini: e anche la piazza, l’agorà, è una invenzione tecnica, così come le lettere di Werther e di Ortis. Il bello è che di questi nuovi modi di incontro qualche decennio fa non si aveva il minimo sentore, e libri e giornali erano pieni di lamentazioni sulla solitudine dell’uomo moderno perso in metropoli spersonalizzanti e che impediscono i rapporti umani. Se consideriamo che oggi almeno un terzo della nostra giornata se ne va in e-mail e telefonini direi che le cose sono cambiate, e che non siamo messi così male».

Un breve video di Maurizio Ferraris presso questo link

Oppure un video di quasi un’ora cliccando qui, ve lo consiglio…