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La mia bici è una macchina semplice, perfetta, sincera

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Dopo nove mesi di pausa forzata sono tornato a cavalcare Morzine, la mia amante svelata, vestita da corsa, ma con il corpo della vagabonda e l’anima dell’esploratrice.

Ho preso le sue braccia ricurve tra le mie, l’ho stretta, l’ho tenuta forte per non farla scappare via, perché è solo mia e di nessun altro dovrà essere mai. Io e lei siamo un corpo solo, ci completiamo: siamo una macchina perfetta che avanza muta, in silenzio, senza il rumore che qualsiasi mezzo a motore produce sbuffando, sputando veleni per trasportare qualcuno o qualcosa. In bicicletta non sono trasportato, in bicicletta vado insieme a lei avanzando in armonia, uniti ma non legati. Insieme siamo i signori del mondo: il mio corpo si perfeziona con la bicicletta che mi rende un uomo veloce.

Procediamo in silenzio, ascoltando tutto quello che c’è intorno, scoprendo un nuovo mondo dopo ogni curva, dopo ogni orizzonte superato: uno spettacolo sempre rinnovato che mi fa dimenticare la fatica ed il sudore e ogni volta lo stupore della scoperta usa vie sconosciute per penetrarmi.

Questo è il mistero della bicicletta: nulla contano le performance ed i tempi perché la misura non è l’orologio, ma lo spazio. Lui è l’elemento da scoprire, da battere: avanzo, scopro, conquisto. Non mi illudo perché sono un’infima parte della Natura che mi permette di respirare, di assorbire energia, di vivere.

Amo la mia bici perché è una macchina semplice, perfetta, sincera: non nasconde nessun motore, nessun marchingegno, nessun trucco. E rispetta l’Ambiente.