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Resurrezione per una vita migliore

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ambiente, resurrezione
Foto di PIRO4D da Pixabay

Pasqua è resurrezione per i credenti.

Spero che, almeno loro, abbiano celebrato questa festa per il significato che ha e non per l’arrosto cotto fuori al balcone per l’impossibilità ad uscire a causa del distanziamento sociale. Spero che le preghiere abbiano fatto bene a chi crede e che i pasti comunque luculliani di chi non crede abbiano indotto gli uni e gli altri a riflettere sul proprio futuro e su quello di tutti.

In questo periodo possiamo parlare di resurrezione, di rinascita, di inizio di una vita nuova: la novità sta nell’avere qualche incognita sullo stile di vita che dovremo adottare per fronteggiare il contagio. Ma possiamo nel contempo aspirare ad avere una vita migliore? Possiamo sperare di adottare regole di vita migliori rispetto a quelle ante-covid?

Pongo queste domande perché abbiamo avuto modo di ripensare a come abbiamo vissuto fino ad ora, un po’ perché ci siamo dovuti fermare ed un altro po’ perché il virus ci pone numerosi interrogativi che riguardano proprio il vivere insieme, in comunità
Noi siamo nati per vivere in gruppi perché abbiamo bisogno gli uni degli altri, ogni nazione ha bisogno dell’altra perché nessuno è capace di sbrigarsela da solo per produrre e per consumare.

È legittimo quindi aspirare ad un mondo migliore che faccia tornare le persone protagoniste della vita ed al centro dell’attenzione dello Stato, così come ci dice la Costituzione. I cittadini devono tornare ad essere padroni dei luoghi in cui abitano, delle città in cui le persone devono ri-occupare gli spazi che spettano loro perché gli spazi sono un bene comune, di tutti.

Una vita migliore significa anche curare e proteggere il nostro ambiente che è costituito dalla nostra aria, dalla nostra acqua, dal nostro territorio. Noi vorremmo essere padroni e siamo predatori di un mondo che occupiamo indebitamente: gli esseri umani sono solo lo 0,01% degli esseri viventi del nostro pianeta (articolo su PNAS di Ron Milo, del Weizmann Institute of Science di Israele) mentre le piante costituiscono lo 83%. L’Uomo esiste solo da 300.000 anni (homo sapiens) mentre gli esseri viventi esistono da 5 milioni di anni.

Risorgiamo pure, ma rispettando noi stessi, i nostri simili e tutto il resto della Terra.